Uno dei “nemici” principali di chi possiede case o appartamenti è certamente la presenza di muffa sulle pareti. Gli spiacevoli annerimenti si formano specialmente in corrispondenza degli angoli delle stanze e attorno agli infissi, e non sono altro che il risultato visibile, ovvero l’affioramento, di muffe “annidate” nell’intonaco.

Per prolificare, questi micro-organismi hanno bisogno di condizioni ambientali a loro favorevoli, prima tra tutte l’umidità. È per questo che una soluzione definitiva al problema della muffa negli ambienti domestici è rappresentata dalla coibentazione delle pareti.

In tal senso, installare il cappotto termico può essere una scelta risolutiva, perché oltre a ridurre la dispersione di calore è in grado di eliminare i “ponti termici”, vale a dire i punti in cui le muffe si formano con più probabilità.

Tutto ciò, però, a condizione che il cappotto sia realizzato a regola d’arte. In caso contrario, infatti, è proprio la sua installazione a poter determinare la creazione di ponti termici, accentuando le problematiche di muffa e umidità preesistenti e mettendo il committente dei lavori nelle condizioni di dover rintracciare i profili di responsabilità connessi ai danni patiti.

Edifici vulnerabili all’umidità e muffa per cappotti mal realizzati

La tipologia di edifici che manifesta problemi più intensi di umidità e muffa, e sui quali dunque l’applicazione scorretta del cappotto può essere maggiormente deleteria, è rappresentata dagli edifici in cemento armato, che fino a pochi anni fa venivano realizzati senza prestare alcuna attenzione all’isolamento termico.

Si realizzava, cioè, lo scheletro in cemento armato, lo si “tamponava” con blocchi in laterizio e, esternamente, si applicava l’intonaco.

Si tratta di edifici “ricchi” di ponti termici. Ad esempio, in corrispondenza degli spigoli perimetrali è presente un pilastro che, essendo in cemento armato, disperde calore più del laterizio e quindi crea un ponte termico che favorisce la formazione di condensa e quindi di muffa. Lo stesso accade in corrispondenza delle intersezioni tra le pareti e i solai, dove è presente una trave che crea un ponte termico.

Gli edifici “antichi” o in legno, invece, sono meno esposti al problema, perché le pareti sono realizzate con materiali omogenei per tutto il loro spessore e per tutta la loro estensione, non creandosi dunque quelle discontinuità tipiche delle strutture in cemento armato a telaio di più recente costruzione.

Punti critici di dispersione termica negli edifici

I ponti termici sono, in sostanza, punti critici di dispersione termica nell’involucro edilizio. Nel dettaglio, si tratta di zone più o meno estese in cui si manifestano discontinuità termiche, tali che il flusso di calore tra l’interno e l’esterno risulta differente rispetto a quello ordinario della parete, causando di conseguenza dei punti freddi sui quali il vapore acqueo può condensare.

Tali punti si trovano con più frequenza:

  • nei bordi di attacco dei serramenti al muro;
  • in corrispondenza dei pilastri;
  • all’attacco tra la parete e il pavimento;
  • all’attacco tra la parete ed il tetto;
  • all’attacco dei balconi con la parete.

Imprecisioni nella posa del cappotto e conseguenze sull’umidità

Come si accennava, se il cappotto termico non è ben posato, non risolve i ponti termici, e dunque non elimina il problema dell’umidità interna preesistente.

Anzi, è possibile che la modifica della stratigrafia della parete vada a modificare i flussi di calore che attraversano i (già presenti) ponti termici, con conseguente accentuazione dell’umidità (e quindi della condensa e della muffa) negli appartamenti.

La sua realizzazione consiste nell’applicazione di pannelli di materiale isolante (solitamente polistirene espanso con spessore variabile da 5 a 20 cm) nella superficie esterna delle pareti degli edifici e la formazione di ponti termici può dipendere proprio da una posa imperfetta di detti pannelli, posti in discontinuità gli uni dagli altri.

L’installazione “a regola d’arte”

È fondamentale, invece, che l’installazione del cappotto si regga su un progetto termotecnico accurato, e che i pannelli isolanti impiegati siano di buona qualità, dotati delle necessarie certificazioni, e adeguatamente conservati in cantiere.

In base ai materiali, infatti, potrebbe essere necessario adottare alcuni accorgimenti per evitare l’insorgere di problemi di umidità. Ad esempio, se il cappotto è realizzato con materiali sintetici a bassa traspirazione e di notevole spessore, richiede sistemi di ventilazione forzata in grado di garantire un certo ricambio d’aria all’interno degli ambienti, affinché vi sia un corretto equilibrio igrotermico.

È necessario, inoltre, verificare che il supporto su cui si va a posare il sistema di isolamento sia sufficientemente resistente e non presenti fenomeni superficiali che evidenziano la presenza di umidità o che possono pregiudicare l’adesione del collante.

Identificazione delle responsabilità in caso di problemi post-installazione

Se il committente dei lavori si trova a vedere aumentato il fenomeno dell’umidità e delle conseguenti muffe in seguito all’installazione del cappotto termico, egli dovrà individuare tramite una perizia tecnica “dove” è stato commesso l’errore, se in fase progettuale o in fase esecutiva.

Il professionista incaricato della progettazione dell’intervento, infatti, è tenuto a verificare che, tramite l’esecuzione del cappotto, non si creino problematiche di nessun tipo e che, anzi, sia garantita la riduzione dei consumi energetici dell’edificio.

Pertanto, a fronte di una corretta progettazione, completa degli elaborati necessari a descrivere l’intervento e di un capitolato esecutivo, difficilmente potranno essere attribuite “colpe” al progettista.

È ben possibile, invece, che non siano state rispettate tutte le indicazioni riportate nei progetti e che i pannelli siano stati posizionati male o addirittura che, in difformità dai progetti, siano rimaste prive di coibentazione alcune parti dell’edificio, come le solette dei balconi.

In tal caso, possono essere chiamati a rispondere l’impresa esecutrice e il direttore dei lavori, senza dimenticare che potrebbero ravvisarsi profili di responsabilità anche in capo al committente dei lavori, ovvero dello stesso condominio, poiché il cappotto è un intervento eseguito sulle facciate, che rappresentano parti comuni.