Se cadono calcinacci dal soffitto del portico…
Molti palazzi presentano zone porticate nelle quali transitano liberamente i cittadini. Veri e propri spazi privati di uso pubblico, con vetrine, dehors, espositori e quant’altro.
Il proprietario dell’edificio a cui il portico appartiene è responsabile della sua integrità e può essere chiamato a rispondere, in sede civile e in sede penale, dei danni derivanti dal distacco di parti del soffitto delle arcate o delle volte.
E purtroppo, guardando in su, non è raro scorgere lesioni più o meno estese sulle nostre teste. Alcune volte nulla di grave, semplici cavillature risalenti nel tempo e ormai assestate.
Altre volte una crepa può essere un segnale premonitore della imminente caduta di pezzi, più o meno estesi.
A vista è difficile prevederlo e, se si verifica un distacco, anche solo di frammenti di pochi centimetri e anche senza feriti, possono esserci conseguenze gravi per i proprietari.
In tali circostanze, infatti, è normale che il sopralluogo dei tecnici comunali o dei VV.F. porti a un ordine precauzionale di transennamento dell’area interessata, in attesa di accertamenti che possono durare per mesi.
Ecco che allora un problema in apparenza solo estetico può costare caro agli esercizi commerciali che si affacciano sul porticato.
Le cause dei distacchi
Per comprendere i motivi che possono portare al distacco del soffitto delle volte, con tutto ciò che ne consegue, bisogna anzitutto sapere come sono fatte, dividendole in due categorie fondamentali: le volte “vere” e le “finte volte”.
Quelle “vere” si riconoscono perché presentano la struttura in mattoncini, a vista o ricoperti da intonaco, e difficilmente sono interessate da cedimenti. Nei casi in cui avvengono si tratta di veri e propri dissesti strutturali che coinvolgono anche l’edificio soprastante, e quindi è difficile che passino inosservati.
Quelle “finte” invece, che hanno solo una funzione di abbellimento, secondo la tradizione costruttiva italiana sono realizzate mediante uno strato cosiddetto di “canniccio” (o “arellato”), ovvero da un fascio di vimini accostati, legati con spaghi o cordicelle. Il tutto conformato a curva e sospeso con fili di varia natura a sovrastanti solai in legno.
Sul canniccio veniva poi realizzato l’intonaco in malta di calce o gesso che costituisce la finitura superficiale e il supporto per eventuali decorazioni.
Era una tecnica molto diffusa, dall’antichità fino alla metà del ‘900, poiché economica e veloce. I materiali utilizzati, per lo più naturali come detto, sono però caratterizzati da un repentino decadimento nel tempo se non adeguatamente protetti e quindi possono rappresentare un’insidia per la pubblica incolumità.
Le detrazioni fiscali per i lavori
Le volte dei portici richiedono dunque verifiche periodiche di sicurezza che devono essere svolte da personale esperto, soprattutto se manifestano crepe o distacchi.
Per verificare l’integrità delle superfici e dei relativi supporti bisogna accedere all’estradosso mediante dei fori entro i quali vengono inserite apposite videocamere che permettono di visualizzare lo stato di conservazione dei collegamenti. In più, ove necessario, si possono effettuare termografie che offrono informazioni anche sullo stato di conservazione delle strutture di sostegno.
Una volta effettuata la mappatura dei difetti e delle parti più critiche, occorre procedere con il progetto degli interventi di rinforzo, che prevedono di solito l’applicazione di tessuti in fibra di vetro, con la funzione di solidarizzare le parti ammalorate con quelle ancora intatte.
Come alternativa, soprattutto se lo stato di conservazione non è ottimale, si può prevedere il riempimento dei vuoti formatisi per via dei distacchi mediante iniezioni a bassa pressione di speciali malte idrauliche.
Si tratta di indagini e di interventi che, se ben eseguiti, risultano piuttosto costosi. Per fortuna possono godere delle detrazioni fiscali ordinarie (50% della spesa) se si tratta del mero rifacimento delle porzioni ammalorate “conservando caratteristiche uguali a quelle preesistenti”, come è scritto nella Guida per le ristrutturazioni 2019 edita dall’Agenzia delle Entrate.
Se invece l’intervento ha anche una valenza strutturale, ovvero se un professionista ne attesta l’efficacia ai fini della riduzione del rischio sismico, i costi possono rientrare nella aliquota di detrazione maggiorata al 110%.
Lo ha stabilito la Commissione di Monitoraggio istituita presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con il parere num. 3/2021, che ha ricompreso nel Sismabonus gli interventi finalizzati al “rafforzamento di elementi non strutturali pesanti, come camini, parapetti, controsoffitti, etc., o dei loro vincoli e ancoraggi alla struttura principale”.
In tal caso saranno detraibili al 110% e cedibili a Enti finanziari fino al 31/12/2024, non solo i costi necessari per le opere di rinforzo, ma anche quelli di progettazione e quelli di manutenzione strettamente correlati, come ad esempio la ritinteggiatura delle superfici interessate dai lavori.