Il Superbonus è stato un’opportunità senza precedenti per incentivare i lavori di efficientamento energetico e messa in sicurezza degli edifici.

Tale opportunità non è ancora giunta al termine, essendo possibile effettuare i relativi interventi edilizi fino al 31/12/2025, seppure con le limitazioni desumibili dalla bozza di Finanziaria attualmente in circolazione, che ne limita la fruizione al caso delle CILAS presentate prima del 15 ottobre 2024.

Tuttavia, la sua complessità normativa ha messo a dura prova i rapporti tra committenti e imprese esecutrici, generando numerosi contenziosi. Uno dei temi centrali riguarda la perdita del beneficio fiscale a causa di inadempimenti delle imprese o dei general contractors, e le difficoltà nel dimostrare il danno subito. Analizziamo le implicazioni legali e le strategie probatorie in questi casi.

La perdita del Superbonus: responsabilità e danno economico

La normativa sul Superbonus legava l’accesso al beneficio al rispetto di requisiti stringenti, sia tecnici che procedurali, il cui mancato adempimento ricadeva spesso sull’impresa esecutrice o sui professionisti.

Molti committenti si sono trovati nella situazione di perdere il diritto alla detrazione per ritardi, lavori incompleti o mancato raggiungimento delle prestazioni richieste.

In questi casi, il danno subito non si limita all’inadempimento contrattuale, ma si estende alla cosiddetta “perdita di chance” di fruire del beneficio fiscale. Questo tipo particolare di danno, già oggetto di pronunce giurisprudenziali, richiede una dimostrazione rigorosa per poter essere riconosciuto in sede legale.

È dunque fondamentale per i committenti e per gli amministratori che li assistono, predisporre una strategia probatoria molto solida, soprattutto dal punto di vista tecnico.

La prova del nesso causale tra inadempimento e perdita del bonus

Un aspetto cruciale nei contenziosi è dimostrare che la perdita del Superbonus è direttamente collegata all’inadempimento del soggetto che si era impegnato ad eseguire i lavori o a dirigerli.

Senza prove adeguate, ottenere un risarcimento risulta estremamente difficile, come evidenziato dalla sentenza n. 1690/2023 del Tribunale di Treviso.

In questo caso, pur riconoscendo l’inadempimento contrattuale, il giudice ha respinto la richiesta di risarcimento per perdita di chance, sottolineando l’assenza di documentazione capace di dimostrare che, in condizioni normali, il committente avrebbe beneficiato del bonus.

Nello specifico il giudice ha argomentato che “l’accoglimento della domanda risarcitoria presuppone comunque la prova, sia pure indiziaria, dell’utilità patrimoniale che il creditore avrebbe conseguito se l’obbligazione fosse stata adempiuta e deve pertanto escludersi per i mancati guadagni meramente ipotetici”.

In particolare, il proprietario non ha prodotto “alcunché che possa permettere di ritenere provato, secondo un rigoroso giudizio di probabilità, che se non vi fosse stato l’inadempimento della convenuta l’attore avrebbe potuto giovarsi del bonus fiscale”.

Questo precedente evidenzia quanto sia determinante presentare perizie e documenti tecnici che confermino il nesso causale tra il comportamento dell’impresa e la mancata fruizione dell’agevolazione. Per gli amministratori, ciò si traduce nella necessità di vigilare fin dall’inizio sul rispetto degli obblighi contrattuali e normativi da parte dell’impresa e dei professionisti incaricati.

Il risarcimento equitativo: quando la prova è insufficiente

Non tutti i tribunali hanno adottato un approccio così rigoroso. La sentenza n. 21607/2024 del Tribunale di Roma, ad esempio, ha riconosciuto un risarcimento parziale, pur in presenza di carenze probatorie.

In questo caso, un condominio aveva perso il Bonus Facciate a causa dell’abbandono del cantiere da parte dell’impresa.

Il giudice, pur non trovando prove definitive del diritto al bonus, ha stimato il risarcimento in misura pari al 70% del beneficio fiscale teorico.

Questo tipo di soluzione evidenzia che, sebbene la prova completa sia solo ideale, i giudici possono adottare criteri equitativi. Tuttavia, anche in questi casi, la qualità delle prove presentate può influenzare significativamente l’entità del risarcimento, rendendo essenziale il lavoro preparatorio di amministratori e tecnici, ovviamente assistiti anche da consulenti legali.

Perizia tecnica: fondamentale per dimostrare i danni da perdita del Superbonus

La documentazione tecnica gioca un ruolo centrale nella dimostrazione del danno. Una perizia dettagliata, che ricostruisca il comportamento dell’impresa e i requisiti mancati, può rappresentare l’elemento decisivo in sede di giudizio.

La sentenza n. 3524/2023 della Cassazione ha confermato la possibilità per il giudice di utilizzare una perizia stragiudiziale come base per la decisione, purché adeguatamente motivata.

Nel caso del Superbonus, le perizie devono evidenziare ogni dettaglio rilevante: dalla mancata conformità ai requisiti tecnici ai ritardi o errori procedurali. Per amministratori e committenti, affidarsi a professionisti esperti è cruciale per sostenere le proprie pretese e massimizzare le possibilità di ottenere un risarcimento.