CESSIONE DEI CREDITI A POSTE ITALIANE: 150MILA EURO A DISPOSIZIONE DI PRIVATI, IMPRESE E LIBERI PROFESSIONISTI
l Superbonus, così come tutti i bonus edilizi, serve a poco se non si trova un istituto bancario disponibile ad accettare la cessione dei corrispondenti crediti fiscali.
Sono pochi, infatti, i soggetti che hanno la liquidità disponibile per anticipare “di tasca” il pagamento dei lavori e ancora meno quelli che hanno una capienza fiscale sufficiente per effettuare la cosiddetta detrazione diretta, quella che avviene in 4 rate se si tratta del 110% e in 10 se si tratta dei bonus ordinari (ecobonus, sismabonus, ristrutturazioni, eliminazione barriere architettoniche, etc).
Tra i pochi istituti di credito disponibili ad effettuare il servizio di cessione dei crediti vi è Poste Italiane, che offre un servizio organizzato in modo snello e completamente on line, ma con alcune limitazioni.
La cessione dei crediti d’imposta a Poste Italiane
Poste Italiane ha pubblicato lo scorso mese di agosto la nuova versione della “Guida alla richiesta di cessione dei crediti d’imposta a poste italiane da parte di privati, imprese e liberi professionisti”, finalizzata a fornire “indicazioni circa le modalità di cessione dei crediti a Poste Italiane da parte di privati, imprese e liberi professionisti, attraverso la procedura online”.
La suddetta guida illustra in modo molto esauriente i seguenti argomenti:
– Chi può richiedere la cessione del credito d’imposta
– Quali crediti d’imposta si possono cedere
– Principali controlli soggettivi e documentali e verifiche in ufficio postale
– Tempistiche
– Come effettuare la richiesta di cessione del credito d’imposta a poste italiane tramite la procedura online
Poste Italiane ha inoltre messo a disposizione dei cedenti una “checklist documentale” che riporta l’elenco della documentazione richiesta alla clientela per la cessione dei crediti.
Chi può richiedere la cessione del credito d’imposta
Nella guida è ben specificato che Poste Italiane valuta l’acquisto di crediti d’imposta unicamente da quei soggetti che abbiano sostenuto in maniera diretta i relativi oneri (c.d. prime cessioni) e che siano titolari di un conto corrente BancoPosta.
Poste dunque, al momento, non acquista nessun credito d’imposta che sia stato oggetto di precedente trasferimento, inclusi quelli maturati a seguito di sconto in fattura.
La cessione del credito può avvenire esclusivamente tramite la procedura online, presentando tutti i documenti richiesti nell’apposita chek list documentale.
Quali crediti d’imposta si possono cedere
Il servizio di Poste Italiane è attivo solo per le richieste di cessione presentate dai beneficiari originari del credito d’imposta (c.d. prime cessioni) e relativamente alle quote annuali fruibili a partire dal 2023 in relazione a crediti maturati a fronte di spese sostenute nel 2022 o a rate residue di spese sostenute negli anni precedenti.
Altra condizione specificata nella guida è che il titolare del credito d’imposta è tenuto, come anche previsto dall’Agenzia delle Entrate, a cedere l’importo complessivo del credito o le quote residue non ancora utilizzate in detrazione, senza poter dunque effettuare cessioni parziali.
L’importo complessivo massimo cedibile (anche tramite più cessioni) è pari a 150 mila euro.
La dichiarazione del responsabile dei servizi di asseverazione tecnica
Tra i documenti richiesti obbligatoriamente da Poste Italiane per avviare l’iter di cessione dei crediti vi è una particolare dichiarazione di un soggetto che viene denominato “responsabile dei servizi di asseverazione tecnica”.
La nomina di tale figura, che non è prevista da nessuna normativa di settore, ne risulta dalla prassi dell’Agenzia delle Entrate, deriva dalla volontà di Poste di avere un unico interlocutore tecnico, al quale riferirsi in caso di contestazioni da parte del Fisco.
Si tratta di una dichiarazione molto impegnativa in termini di responsabilità poiché il professionista, apponendo la propria firma, si assume nei confronti di Poste un’obbligazione che lo rende responsabile di tutta la pratica, non solo dal punto di vista della veridicità delle asseverazioni rilasciate, ma anche di tutti gli aspetti correlati che, nell’insieme, determinano l’effettiva maturazione del credito di imposta.
È giusto ricordare infatti che, ove viene a mancare la regolarità anche di uno solo degli adempimenti normativi necessari per realizzare l’intervento edilizio, in caso di controllo, può essere messa in discussione la spettanza delle detrazioni fiscali.
Tra questi aspetti si ricorda, ad esempio, la regolarità contributiva dell’impresa che ha eseguito l’intervento, o il completamento dello stesso entro i termini concessi dal titolo edilizio, aspetti ben noti al direttore dei lavori, ma potenzialmente sfuggenti al tecnico specialista che oggi viene chiamato a rilasciare la dichiarazione (ad esempio il termotecnico che si è occupato dell’ecobonus o lo strutturista).
Per questo motivo la dichiarazione del responsabile dei servizi di asseverazione tecnica sta destando alcune resistenze nei professionisti e quindi potrebbe rappresentare un forte ostacolo al meccanismo di cessione dei crediti d’imposta.