Da quando è stato introdotto il Superbonus nel 2020, si è verificata una vera e propria corsa alla realizzazione di interventi edilizi di efficientamento energetico. Tra questi, uno dei più gettonati, soprattutto dalle compagini condominiali, è stata l’installazione del cappotto termico.

Si tratta, infatti, di un intervento tanto efficace dal punto di vista tecnico, essendo in grado di conseguire il risparmio energetico richiesto dalla normativa in materia di Superbonus, quanto poco dispendioso in termini economici.

Nonostante sia dunque un’opera “semplice”, non è raro che i committenti si trovino con cappotti che presentano difetti più o meno gravi, che tendono a “scollarsi” o a presentare rigonfiamenti.

Ciò accade perché se da un lato il legislatore ha fissato alcuni paletti che impongono standard di qualità minimi dei materiali da utilizzare (che devono essere certificati CAM), persino mettendo in dubbio la spettanza del Superbonus in caso contrario, altrettanto non è stato fatto in relazione alla qualificazione dei posatori, che spesso, purtroppo, sono improvvisati.

Comprendere le cause tecniche di simili difetti e le loro conseguenze aiuta allora a capire come intervenire per risolvere il problema e a delineare i profili di responsabilità nei singoli casi.

Errori comuni nella posa del cappotto termico e loro conseguenze

Quando il cappotto termico mostra segni di rigonfiamento o distacco, è molto probabile che qualcosa sia andato storto in fase di applicazione. Il processo avviene infatti “strato per strato”, e un errore nei vari step può essere determinante.

Nel dettaglio, infatti, la parte superficiale esterna del cappotto viene ricoperta di materiale cementizio che viene applicato in due strati sottili: uno di base, sul quale poi si ingloba una apposita retina, e uno che va a ricoprire detta rete. A questi strati di fondo viene poi aggiunto uno strato finale di vera e propria finitura, quello visibile all’esterno una volta completata l’installazione.

Si tratta di un ciclo applicativo abbastanza semplice e ormai noto a tutte le imprese che si occupano di simili lavorazioni, ma che tuttavia presuppone la corretta posa in opera dei pannelli isolanti che si trovano sotto agli strati.

Tali pannelli, infatti, devono essere applicati seguendo una metodologia ben precisa, che prevede ad esempio lo sfalsamento dei giunti, la planarità della superficie di applicazione, la omogenea distribuzione del collante e dei tasselli di fissaggio. I pannelli, poi, devono essere accostati tra loro perfettamente, senza che tra essi, per effetto di irregolarità di posa, si creino delle fessure.

Cause del distacco dell’intonaco e impatti sul cappotto

È proprio detto passaggio che, se mal realizzato, può portare a conseguenze disastrose. Se, cioè, i pannelli di polistirolo sono tra loro staccati (creandosi dunque delle fessure) è evidente che i flussi di calore risulteranno disomogenei, poiché l’energia termica (e i vapori che fuoriescono dagli ambienti abitati interni) in alcune zone incontreranno l’isolante, mentre in altre zone (nelle fughe, appunto) andranno a diretto contatto con l’ambiente esterno, “segnando” in breve tempo di nero la superficie esterna.

Per effetto della dilatazione dei materiali, poi, è possibile che si creino delle tensioni nella zona ove è presente il giunto aperto, così da determinare un rigonfiamento dell’intonaco di rasatura del cappotto che può arrivare a un suo completo distacco. O meglio, questo può essere il più probabile innesco del problema.

Al distacco, infatti, possono contribuire una serie di concause, come l’errata posa dell’intonaco stesso e della rete, magari di scarsa qualità o non annegata adeguatamente nel primo strato di fondo.

Strategie di intervento per ripristinare il cappotto termico

L’individuazione delle cause del fenomeno, insomma, è fondamentale, ma non sempre semplice da delineare quando si interviene a dover correggere dei problemi di posa come quelli descritti.

Più importante, invece, è individuare e circoscrivere le zone che più necessitano di un intervento correttivo (anche in via preventiva), andando a rimuovere l’intonaco di rasatura ammalorato e ripristinandolo con un nuovo materiale, adeguatamente sovrapposto a quello di miglior qualità posto nell’intorno.

Inevitabilmente, però, un intervento a “toppe” come descritto non garantisce che non siano visibili i rattoppi, diventando così inevitabile, dopo aver eseguito una sorta di “cuci e scuci” nelle zone interessate dai difetti, effettuare una ricopertura complessiva dell’intera facciata con un ulteriore strato di finitura.

Responsabilità legali nella gestione dei danni del cappotto

Si tratta, in definitiva, di un intervento “correttivo” che può risultare piuttosto oneroso e che non deve essere preso sottogamba, oneroso se non altro perché occorrerà montare il ponteggio per poterlo eseguire nella sua interezza.

Anche per questo motivo, risulta cruciale individuare quali soggetti possano essere considerati responsabili dei danni, per potersi rivalere sugli stessi. Sicuramente le responsabilità sono a carico dell’impresa esecutrice, che a sua volta potrebbe rifarsi sugli eventuali subappaltatori che hanno svolto la lavorazione concreta.

Infine, in questi casi non si può escludere la chiamata in causa del direttore dei lavori, il quale è sempre tenuto a svolgere un controllo attivo di natura tecnica ed organizzativa del cantiere e che dunque dovrebbe intervenire per tempo a correggere errori di esecuzione che possono compromettere l’integrità del cappotto.